Descrizione
IO NON SONO CHE UN CRITICO – Le prime di Verdi alla Scala dal 1839 al 1893 nella stampa d’epoca
Fonte primaria di questo travaglio storico, critico e creativo, sono le testimonianze apparse negli articoli dei periodici dell’epoca, ovvero la via scientificamente più corretta per riferire delle reazioni di critica e di pubblico che un preciso periodo storico ha riservato alle singole rappresentazioni. Si è pertanto proceduto – per la prima volta – a recuperare in larga parte le testimonianze giornalistiche che i maggiori e più attenti critici del Teatro d’Opera hanno redatto e pubblicato in seguito alle prime date alla Scala. Tra le firme più autorevoli Pietro Cominazzi, Filippo Filippi, Alberto Mazzucato, Amintore Galli, e tra le riviste Il Pirata, La Fama, la Gazzetta Musicale, La Perseveranza. Fonte primaria di questo travaglio storico, critico e creativo, sono le testimonianze apparse negli articoli dei periodici dell’epoca, ovvero la via scientificamente più corretta per riferire delle reazioni di critica e di pubblico che un preciso periodo storico ha riservato alle singole rappresentazioni. Si è pertanto proceduto – per la prima volta – a recuperare in larga parte le testimonianze giornalistiche che i maggiori e più attenti critici del Teatro d’Opera hanno redatto e pubblicato in seguito alle prime date alla Scala. Tra le firme più autorevoli Pietro Cominazzi, Filippo Filippi, Alberto Mazzucato, Amintore Galli, e tra le riviste Il Pirata, La Fama, la Gazzetta Musicale, La Perseveranza. Non solo per le opere create e messe in scena in première assoluta al Teatro milanese, ma per tutti i melodrammi verdiani che hanno avuto una prima alla Scala, la stampa contemporanea ha rappresentato la riflessione estetica più qualificata e storicamente più importante da riferire. In tal modo è possibile verificare, al di là delle facili definizioni di “successo” e “fiasco” ciò che realmente si aspettava la nostra cultura musicale da un autore in fieri come quello che, soprattutto negli anni Quaranta dell’Ottocento era un giovane musicista post-donizettiano; quello che a metà secolo era il nostro massimo rappresentante operistico in Europa; e quello che, sul morire del secolo, era ormai una gloria nazionale e un punto di riferimento di un genere che, erroneamente, considerava il Teatro d’Opera ancora foriero di futuro.
Pag. 480
Prefazione e testi introduttivi alle Opere: Giancarlo Landini
Curatela: Noemi Manzoni
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